Non risponde mai nessuno

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Ghelli ridà energia alla tradizione del racconto italiano più realistico, l’unico forse in grado di raggiungere l’essenza di quel fallimento che preferiamo negare, ma che riguarda più persone di quanto non sospetti il nostro senso di colpa.
Fabrizio Ottaviani, Il Giornale 07/01/2017

I racconti sono fatti della stessa materia di cui sono fatti gli attimi.
È il modo in cui li si guarda dopo, che rende i fatti degni di essere narrati.
Francesca Frediani, D di Repubblica

Il modo in cui Simone Ghelli ci accompagna in queste storie è romantico, la sua scrittura procede spedita, non perdendosi mai in inutili preziosismi stilistici; ogni racconto possiede la potenza del reale, la durezza della vita e la sacralità della memoria.
Francesco Borrasso, Sul Romanzo

Non è un caso che Simone Ghelli metta in esergo alla raccolta di racconti Non risponde mai nessuno – edita da Miraggi, con prefazione di Wu Ming 2 – una celebre citazione di Gilles Deleuze, “La vergogna di essere uomo: c’è una ragione migliore per scrivere?” È questa, difatti, la corrente sotterranea che percorre l’opera di Ghelli: la vergogna, la finitezza umana, il comportamento del singolo che si adatta al branco, il bisogno di accettazione – umano e crudele, riconoscibile.
Anna Vallerugo, Satisfiction

La prosa di Simone Ghelli è in grado di affrontare tematiche complesse senza mai perdere contatto con uno stile semplice e una pulizia formale che rende certi racconti dei meccanismi perfetti, in cui tutto è essenziale e messo nel posto giusto.
Andrea Siviero, Tre racconti

Per quest’attenzione riservata alla vita dei personaggi, colti in un momento di svolta, in un cedimento esistenziale, alcuni dei racconti di Ghelli – penso in particolare a Quando arriva l’estate e a Il missile – potrebbero prestarsi a uno degli usi più nobili a cui possa aspirare un racconto: essere ripresi in un’antologia scolastica e contribuire così a formare la sensibilità e la ragione delle donne e degli uomini di domani.
Mirko Francioni, L’ospite ingrato

Dopo qualche anno di silenzio Ghelli torna con una nuova raccolta di racconti – dieci – che mette a nudo la parte più vulnerabile del nostro essere umani.
Serena Adesso, Mangialibri

Leggendo Simone mi sembra di essere in compagnia di autori amati nell’adolescenza e nello stesso tempo sento lo stile originale del nuovo scrittore che contamina e si arricchisce di suggestioni  fino al fantastico di Dino Buzzati.
Ippolita Luzzo

Storie come quelle nel racconto che dà il titolo alla raccolta, dove Cesare è un uomo come tanti, un uomo che potremmo pensare abbia una vita perfetta; un estraneo – guardandolo camminare per le strade del paese – potrebbe credere che Cesare abbia tutto: chi non si è mai soffermato a immaginare le storie di chi ci circonda, magari durante una passeggiata, e non si sia convinto che in fondo gli altri abbiano sicuramente una vita migliore della nostra, pur non sapendo assolutamente nulla di quelle persone?
Adria Bonanno, Reader for Blind

Empatia per le storie e non per i personaggi che le vivono (sono due tipi di scritture diverse), e storie perché Ghelli in mezza pagina riesce a infilarne una intera: la storia di un’infanzia, di un’adolescenza, di una vecchiaia, di una relazione.
Andrea Brancolini, Lankenauta

Scrivo storie, perlopiù brevi. Insegno scrittura creativa all'Upter

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